Una sospensione di tempo e spazio, dove il mondo esterno è percepito con stupore e straniamento. I paesaggi mostrano una realtà che solo apparentemente assomiglia a quella che noi conosciamo. Le scene industriali, che trovano radici nella città natale dell'artista, hanno un aspetto vuoto e dilatato; in esse domina l'assenza di vita e il silenzio.(segue)
Le costruzioni, insolite ma non bizzarre, sembrano perfettamente costruite, anche se il senso ci sfugge. Sotto uno sguardo più attento la luce ci appare irreale, gli oggetti e il cielo sono imbevuti di tinte innaturali, mostrandoci una nuova dimensione della realtà. È qui che troviamo il senso meta-fisico, dove le architetture sono al di là delle cose identificabili, segreto della sua poetica.
I riferimenti alla pittura metafisica sono evidenti nella volontà di catturare un attimo senza tempo, dove le cose e gli spazi si pietrificano per sempre. L'uso di false prospettive di medioevale memoria, avvicina Prina alla dimensione della pittura antica; accenni all'arte di Sironi degli anni Venti e inizi Trenta si trovano nella progressiva eliminazione di ogni elemento decorativo, nel senso di vuoto e solitudine, sottolineato da colori delicati e da pennellate sintetiche.
Le opere sono dei racconti, ricchi di simboli alchemici recuperati dal passato, assemblati in architetture senza tempo, da cui si percepisce il suono del silenzio e quell'ineluttabilità tipica del sogno. Il recupero del passato si lega alla vena contemporanea dell'artista, che si dichiara post antico, come aveva fatto prima di lui il celebre architetto Aldo Rossi, da cui Prina eredita il culto della geometria e della memoria.
Federica Morandi